Una settimana è ormai passata dal Grand Depart di Torino e dalla straordinaria prestazione atletica di Filippo Ganna, prima maglia rosa del Giro 2021.
Giro duro, spesso funestato dal maltempo.
Giro per certi versi drammatico con le brutte cadute di Landa e Mohoric, entrambi della Bahrain Victorius.
Giro esaltante per corridori come Merlier, Van der Horn, Lafay e Mader alle prime vittorie di spessore della loro carriera professionistica. Lo svizzero Mader merita una citazione ulteriore, già sfortunatissimo protagonista in questo 2021 dell’arrivo della Parigi - Nizza a Valdblore La Colmjane, quando venne beffatto proprio sulla linea d’arrivo da un arrembante Roglic, cannibale fino a quel momento della breve corsa a tappe francese. Stavolta però l’ombra di un corridore alla Roglic non si è materializzata sull’arrivo di San Giacomo e Mader ha potuto così gustarsi, pur con qualche patema per la rimonta degli uomini di classifica, gli ultimi metri della tappa.
Dominatore degli arrivi in volata senza dubbio Caleb Ewan, con due tappe all’attivo e, ahimè, una fuga quantomai misteriosa dal Giro prima della dura tappa di Rocca di Cambio.
Ma la prima settimana è stata anche quella della battaglia per la maglia rosa e delle schermaglie degli uomini di classifica: Evenepoel, Bernal, Vlasov e Ciccone si sono dimostrati finora i più in palla del plotone.
Perso Landa, la corsa alla maglia rosa parrebbe per il momento chiusa in questo poker di nomi con Carthy, Caruso, Yates e Daniel Martin ad osservare i loro movimenti. Un discorso a parte merita Nibali: se da un lato il siciliano è l’uomo di maggiore esperienza del plotone, dall’altro l’avvicinamento alla corsa rosa e la caduta rimediata in allenamento non paiono al momento aiutarlo nella ricorsa al terzo Giro della carriera. In casa Trek, molto probabilmente, Vincenzo potrà diventare un ottimo appoggio a Ciccone sulle grandi salite, non trascurando la possibilità di un suo colpo di mano.
Se Evenepoel è un talento ancora tutto da scoprire nei Grandi Giri, il belga ha comunque dimostrato in queste giornate tutto il suo valore. Oggi, verso Rocca di Cambio, ha anche tentato di mettere davanti la squadra per provare qualcosa, ma si è dovuto arrendere alla brillantezza di Bernal sul tratto più duro della salita. Sarà una bella scoperta poterlo ammirare sulle grandi montagne, palcoscenico ancora a lui sconosciuto.
Pur con qualche anno di esperienza in più, anche Ciccone dovrà dimostrare sulle salite vere di essere diventato uomo di classifica a tutti gli effetti. L’abruzzese, molto brillante in questa settimana, dovrà essere in grado di fare quel salto di qualità che lo porterebbe a combattere tutti i giorni, attento a non sperperare energie (vedi San Giacomo), con un occhio sempre orientato verso i rivali e la generale.
Parlando di squadre Ineos, (insieme a Deceuninck, che però è certamente un gradino al di sotto degli inglesi), pare al momento una squadra quasi imbattibile, con grandi pedalatori in grado di dare “gas” e di sfasciare il gruppo in ogni fase della corsa, anche la più impensabile.
Se la classifica è ancora molto aperta e probabilmente si dovrà aspettare lo Zoncolan per arrivare ad una maggiore chiarezza (con l’incognita dello sterrato di Montalcino), un discorso a parte meritano invece alcuni episodi accaduti in questi giorni.
Una prima considerazione va fatta sulla maglia rosa di Ganna: il dibattito apertosi dopo la tappa di Sestola è stato molto interessante, con molti a favore della tattica di Ineos che ha obbligato la maglia rosa a tirare il gruppo per quasi ottanta chilometri senza un cambio e con moltissimi invece a criticare la decisione dell’ammiraglia inglese. Se è vero che su un percorso del genere Filippo Ganna avrebbe quasi certamente perso la maglia, mi domando perché non arrivare a responsabilizzare maggiormente il corridore facendolo correre alla scoperta dei suoi limiti. Allo stesso tempo mi domando anche perché far andare via una fuga da ventisei corridori e mandarla a otto minuti costringendo poi la stessa maglia rosa in testa a tirare.
Forse sarebbe servito maggiore rispetto per il simbolo del primato, alternando in testa anche compagni di Ganna.
Sul fronte cadute invece si deve registrare l’ennesima rovinosa caduta di Mikel Landa verso Cattolica. Certamente la tortuosità del percorso non aiuta, ma non aiutano nemmeno radioline e misuratori di potenza che i corridori hanno sul manubrio e diventano talvolta mezzi di distrazione. Gli spartitraffico al Giro sono ora spesso segnalati con cartelli digitali e ben illuminati (oltre che dal classico addetto), in grado di consentire al ciclista di riconoscerli a molti metri di distanza. Nel caso di Landa lo spartitraffico era su un rettilineo, ma la concitazione e la voglia di tanti (troppi) di stare davanti è diventata l’ennesimo “boomerang” per un uomo che cura la classifica. Non mi pare possibile al momento trovare una soluzione perché l’organizzazione della corsa è ormai costretta a fare i conti con strade sempre più complicate. Forse la neutralizzazione precedente ai meno tre nelle tappe di pianura potrebbe esserla, ma il ciclismo ha sempre vissuto anche su queste problematiche, sulle forature e sulle cadute.
Guardando invece alla corsa ed ai movimenti dei mezzi trovo invece sempre maggiore concitazione. Le ammiraglie hanno ormai troppi strumenti di distrazione e spesso si trovano a dover correre un’esasperante “corsa nella corsa“ mettendo a repentaglio l’incolumità propria, dei propri passeggeri e di tutti coloro che si trovano sulla strada. Non è possibile vedere l’ammiraglia Bike Exchange atterrare il povero Serry (ed è andata bene così) perché impegnata a confabulare con la Giuria. Non è possibile pensare che un d.s. al volante debba contemporaneamente guardare la televisione, avere una radio alla quale parlare, guidare, passare borracce o giubbini e per giunta litigare con le altre macchine del seguito.
Oggi ho notato anche un eccessivo movimento di moto tra i meno due e l’arrivo di Campo Felice, con pericolose accelerate dei mezzi (uno ha rischiato di far cadere il fuggitivo della Jumbo Bouwman) fin quasi sotto la linea d’arrivo.
Con Bernal in rosa e gli altri ad inseguire il Giro punta su Montalcino. Fra poco i corridori osserveranno da lontano le montagne innevate, con nomi da far già tremare i polsi … Zoncolan, Fedaia, Giau, Sega di Ala …
… Un altro Giro sta per cominciare.
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